Elettrolux chiama Ucraina

di Giuliano Cappellini

Che rapporto c’è tra i fatti di Ucraina – un colpo di stato favorito dall’Occidente che sostiene i neonazisti per rovesciare un presidente della Repubblica eletto democraticamente – ed il ricatto della multinazionale svedese degli elettrodomestici ai lavoratori italiani – o accettate salari polacchi o me ne vado in Polonia? La domanda è retorica: tutti hanno capito che le multinazionali con stabilimenti in Italia ed in Europa vedono nel colpo di stato un’altro strumento per ricattare i lavoratori italiani ed europei – o accettate salari ucraini o ce ne andremo in Ucraina!electrolux

La facile risposta apre, però, ad interrogativi e a riflessioni non banali.

Ad esempio, siamo sicuri che al prossimo congresso della CGIL, Susanna Camusso denuncerà questa pratica feroce che l’Occidente (Europa, USA) porta avanti contro i lavoratori europei per nome ed interesse delle multinazionali e dei poteri finanziari? Speriamo vivamente di sbagliarci, ma nutriamo molti dubbi che il Congresso della maggiore confederazione sindacale italiana recepisca che non si possono difendere gli interessi dei lavoratori e del sindacato se non si prende una posizione netta e decisa contro questa Europa dei poteri economici forti e della Nato che da 25 anni pretende di imporre il proprio dominio ovunque, con minacce ed aggressioni, organizzando  addirittura l’eversione fascista contro governi di altri paesi eletti democraticamente.

Agli esecutori di pogrom e di aggressioni contro comunisti ed ebrei, a coloro che assalgono le sedi dei partiti democratici e mettono al bando comunisti e altri partiti, bruciano i libri, abbattono le statue di Lenin e portano il terrore bianco in Ucraina, l’Unione Europea  promette ben 20 miliardi di euro per puntellare il colpo di stato. Ricordando quanto sono stati  lesinati aiuti ben più modesti alla Grecia sull’orlo della bancarotta, si capisce che l’Europa delle multinazionali e della finanza non vuol perdere l’occasione di allargare la domanda di lavoro con l’obiettivo di deprimere ancor più i redditi di tutti i lavoratori europei, ucraini compresi. Questa è la loro ricetta per uscire da una crisi economica senza precedenti. Ma la scimmia sulle spalle di non si sposta di un millimetro e i dati OCSE mostrano impietosamente che il tasso di disoccupazione in Europa è al 10,8%, in Italia, il paese con i salari più bassi, arriva al 12,5% ed in Spagna al 26,3%!

Intanto, se più di vent’anni di guerre ed aggressioni non sono servite né a scongiurare né a risolvere la crisi economica, la Jugoslavia fiorente è stata polverizzata in staterelli;  l’Iraq da potenza economica, è stato ridotto alla stregua di un paese dilacerato da lotte tra etnie, confessioni religiose, interessi stranieri; l’orgoglio d’Africa, la Libia indipendente, con un PIL a due cifre, è diventato un paese in balia di bande che si scontrano tra loro e barattano l’indipendenza del paese con le potenze ex-colonialiste disposte a riconoscere il potere a qualche ras locale; l’Afganistan, ove la guerra non finisce più e il flagello dell’estremismo religioso offre un buon motivo per prolungare il regime di occupazione militare degli Stati Uniti e dei sui satelliti. E si potrebbe continuare ancora non senza citare quel che avviene nel cuore dell’Africa e l’enorme prezzo di sangue che le politiche aggressive dell’imperialismo hanno comportato.

È ora di dire basta iniziando a rifiutare le menzogne che ci propala un sistema mediatico che sostiene sempre, in modo automatico, la versione dei fatti che più aggrada alla Nato. Non per niente nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa l’Italia figura al 57° posto sui 179 Paesi osservati. Dopo il Botswana ed il Niger!

Ogni vero democratico ed antifascista italiano deve sentirsi vicino alle forze della resistenza antifascista ucraina, erede della gloriosa tradizione di quel popolo contro l’invasore nazifascista nella II Guerra Mondiale. Queste forze si oppongono ora al risorgere del pericolo fascista nel cuore dell’Europa ed alle mire di un’Europa a direzione tedesca che, mettendo gli uni contro gli altri, umilia i lavoratori ucraini, italiani ed europei.

 

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