O RITORNA L’IDEOLOGIA O SIAMO MORTI

PER IL RILANCIO DEI CENTRI CULTURALI DELLA SINISTRA

O RITORNA L’IDEOLOGIA O SIAMO MORTI

di Bruno Casati

 Negli ultimi mesi abbiamo assistito, stiamo assistendo, al fenomeno delle manifestazioni del sabato, con piazze riempite da migliaia di persone definite sbrigativamente NO-VAX o no GREEN-PASS. Mai visto, almeno in Italia, un fenomeno analogo se non alla fine degli anni ’60 anche se allora si sfilava per ben altri motivi.

Le manifestazioni di oggi andrebbero meglio analizzate e, soprattutto, la composizione dei cortei del sabato meglio studiata. Scopriremmo allora che alla loro testa, ma questa non è una novità, oltre ai balordi in cerca di visibilità (manca solo lo sciamano, ma prima o poi apparirà), si contendono la conduzione le mosche cocchiere dell’anarchia che si spintonano con torbidi personaggi della galassia fascista, ai quali non pare vero di poter ritornare ai tempi belli in cui, accompagnati dai  regi carabinieri, assaltavano impunemente le Camere del Lavoro e le tipografie dell’Avanti e poi dell’Unità (che oggi invano cercherebbero). La novità verrebbe alla luce guardando invece alla pancia dei cortei del sabato, ove c’è di tutto e dove tutti sono molto arrabbiati: ci sono i lavoratori licenziati che si sentono abbandonati dal Sindacato, ci sono  i precari, le badanti, gli stranieri (tanti) senza assistenza sanitaria, ognuno con la propria ragione che riversano nel corteo del sabato. Dove viene così spiegato, se lo si ascolta, il perché in Italia ormai non vota che il 56% degli aventi diritto. Ma non spiega ancora tutto perché, nel 44% che invece vota, prevalgano Lega, FdI, FI, e ci metterei pure Italia Viva. In sintesi, queste manifestazioni sotto la bandiera del rancore verso le istituzioni e del disgusto nei confronti dei Partiti, annunciano un pericolo gravissimo : quello della saldatura tra le forze reazionarie, di cui una parte già siede al Governo, e l’area diventata maggioritaria di una indifferenza di massa carica di livore.

Ma la osa non pare preoccupare più di tanto. Il PD, ad esempio, si compiace di aver riconquistato il Comune di Roma e di essere il Partito di maggioranza  che, a Milano, ha sostenuto Sala riconfermato Sindaco, ma è indifferente dinnanzi all’affermarsi di un vero e proprio esercito di riserva composto, in Italia, da 5 milioni di poveri e da 7 milioni di poveri relativi. Fino a quando, domandiamoci, questa massa resterà mansueta sfilando per ora ancora in pochi, al sabato? Sarà difficile correre ai ripari quando, temo in tanti, sfileranno il lunedì, il martedì, il mercoledì e così via. Dovrebbe scendere in campo allora la CGIL che, se non altro, ha avuto uno scatto d’orgoglio dopo la devastazione fascista della sua Sede Nazionale. Landini ci ha provato parlando “addirittura” di sciopero dinnanzi allo sblocco dei licenziamenti e al progetto di  superamento del Reddito di Cittadinanza, ma pare sia stato invitato a chiedere il permesso alla Confindustria. E, d’altra parte,  per  PD, CISL, e UIL non si deve assolutamente disturbare il “Grande Timoniere” che sta guidando il Paese, indifferente (anche lui) del parere dei partiti : che si scannino pure sul Decreto Zan ma stiamo lontani dalle questioni economiche. Nei fatti c’è già il comando unico. E la Sinistra? Scomparsa, polverizzata. Se  poi Sinistra è quella che a Milano ha ingolfato la scheda elettorale con ben 6 simboli, dei quali addirittura tre con la falce e martello, se la sinistra è questa che non ha raggiunto, con le 6 liste, nemmeno il 3%  quando ha votato meno del 50%, è bene che sia scomparsa. Personalmente mi rifiuto però di credere che nella Milano di Piazza Fontana, appaia oggi di sinistra solo un cittadino su cento. La Sinistra c’è ancora ma, abbandonata, si è sciolta nella società con qualche soggetto disperato finito addirittura nei cortei del sabato al seguito dei  pifferai che li guidano. L’unità delle sinistre è indispensabile solo se si recupera la Sinistra sciolta nella società, è invece una perdita di tempo, parlo per esperienza, se si riproduce il tentativo di mettere insieme i famosi sei micro-soggetti. Missione oltretutto resa impossibile dalla vanità di sei micro-leader, specialisti nell’ossessiva ricerca di punti di disaccordo tra di loro. Almeno si trovi il modo di impedire  l’uso del simbolo della falce e martello. Ma oggi la questione vera è un’altra perchè Milano è stata, e dovrebbe   continuare a essere, la città di Piazza Fontana,  ma Milano, non si dimentichi, è stata anche la citta di Piazza San Sepolcro e di un periodo cupo per  in cui si arrivò a sostenere che: “il Parlamento è il circo agonale della democrazia…le promesse  dei programmi elettorali sono tra le più sconce manifestazioni della truffa politica. Il candidato  darebbe l’anima al diavolo per essere eletto. I suoi tentativi di adescamento dell’opinione pubblica e di quella degli elettori non hanno misura… noi non siamo un partito, noi siamo l’antipartito, noi non siamo la politica, siamo l’antipolitica”. Parole così, pronunciate oggi nelle piazze del sabato, verrebbero, temo, assunte per acclamazione e, d’altra parte, come si fa  a riporre fiducia nei partiti attuali che si accapigliano in campagna elettorale e poi siedono tutti assieme al Governo? Ah, dimenticavo di dirvi che quelle parole le aveva pronunciate Mussolini, che poi concludeva così: “in tempi di crisi i popoli non domandano di essere propagandati, vogliono, invece, essere comandati”. Parole che, passato un secolo, continuano a sedurre anche perché non contrastate. E, in effetti, Draghi oggi comanda senza essere disturbato e i sabati  pomeriggio non lo sfiorano. Un tempo c’era però “il PCI portavoce e  speranza. Poi abbandonate dai partiti tutti convergenti al centro (le masse) hanno cessato di essere classe o embrione di una classe e si sono disperse in mille rivoli” (Domenico De Masi, FQ 10 novembre). In campo è rimasto altro e oggi le formazioni liberaldemocratiche e sinceramente antifasciste come il PD si chiudono nella sola gestione amministrativa del presente che, a Milano, è l’operazione San Siro, nazionalmente sarà la transizione ecologica, senza il coraggio di cogliere le occasioni che paradossalmente offriva e tuttora offre loro la pandemia di valorizzare i beni comuni e mettere in discussione le privatizzazioni che, nella sanità lombarda, stanno penalizzando particolarmente gli anziani, che non andranno alle manifestazioni del sabato, dopo aver  lottato e manifestato per anni, ma non votano e sono arrabbiati, molto arrabbiati. Si gestisce, si amministra senza nessun progetto di società. Si colgono le difficoltà del presente ma si pensa di aggirarle, ed è un errore, solo con una nuova legge elettorale che superi il degrado in cui la politica è scivolata, ed è vero, con il sistema maggioritario. Sarà anche necessaria la legge, ma non è la soluzione, oltretutto non ci sono i numeri per ottenerla e poi, sospetto che, troverebbe la resistenza degli stessi segretari dei partiti ai quali verrebbe sottratta la facoltà, che è potere, di comporre le liste. Giammai.

La questione che invece si vuole evitare, ma che è diventata urgente, è un’altra e da metter in campo prima che le manifestazioni del sabato diventino l’emersione, il realizzarsi di quella saldatura, di quello che Jack London chiamava il “popolo degli abissi”. La questione è quella di fornire a una moltitudine disorientata e incattivita prima che sfugga di mano, esempi e messaggi di uguaglianza, di riscatto sociale, di recupero di un pensiero collettivo. Tornino quindi in campo e con coraggio la classe, il conflitto e l’ideologia senza più la paura, che abbiamo interiorizzato,  dei termini stessi: si subisce la lotta di classe ma non si può dire. Financo D’Alema (Corriere della Sera del 7 novembre, guarda un pò)  riconosce che PDS e poi PD hanno commesso l’errore di teorizzare saccentemente che le ideologie erano finite e che bisognava liberarsene, proprio quando le destre si rilanciavano con l’ideologia della centralità dell’individuo, della Nazione e della razza. Oggi è il  momento del rilancio, non ci si può rassegnare alla sola analisi più o meno corretta dei cortei del sabato e dell’enorme malessere che non sfila ma non vota. Torni in campo il lavoro – siamo ancora una Repubblica fondata sul lavoro – l’occupazione, il salario, l’orario e, lo ripeto, il senso del collettivo. Chi lo può fare? Dovrebbero essere i Partiti che un tempo disponevano di apparati , reti televisive e giornali. In attesa del loro risveglio comincino a farlo, ovviamente con il senso del limite, le associazioni di scopo, i Centri  culturali, le Case Editrici, tutti quanti ancora credono sia indispensabile ricostruire una cultura di sinistra. Quella che manca. A Milano, nel centenario della fondazione del PCI, è stato costruito un net-.work che, malgrado il Covid, è riuscito a produrre una serie di buone iniziative. E poi c’è l’ANPI, c‘è la CGIL, si può pensare che –Centro Culturale Concetto Marchesi, Ass. Berlinguer, Fondazione Di Vittorio con ISEC e altri, come il Centro Cumpanis, ma anche riviste come Gramsci oggi, “oltre il capitale” e Case editrici come l’Aurora, il Punto Rosso, la Città del Sole- si mettano all’opera per costruire i primi mattoni del pensiero collettivo su un primo programma di iniziative per il 2022.

In conclusione: forse c’è ancora qualche germoglio di vita nel deserto e poi, non ci sono solo i NO-VAX, ma masse giovanili non inquinate dalla cattiva politica che manifestano per l’ambiente. Ascoltiamole, è con loro,  che sono il futuro, che l’idea dell’uguaglianza e del riscatto può rimettere radici.

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