Teresa Noce (Estella)

di Jone Bagnoli

Relazione-ricordo alla presentazione del filmato su “Teresa Noce, rivoluzionaria professionale” al Centro culturale Concetto Marchesi, sabato 15 febbraio 2013.

Estella era il nome di battaglia di Teresa Noce, una donna dotata di un carattere molto forte, persino irruente (come diceva lei con fierezza) e di una eccezionale personalità.
Si diceva che sia stata l’unica dirigente comunista donna che sapeva tenere testa a Di Vittorio e allo stesso Togliatti.
Nasce e vive povera, resta orfana prestissimo e perderà anche l’unico fratello nella guerra del ’15/’18.
In uno dei suoi libri: “Gioventù senza sole” ci racconta la vita dei molti giovani e ragazze della Torino popolare.

Inizia a lavorare a 11 anni:

-           lavora al forno dove fanno il pane,

-           la stiratrice,

-           l’operaia alla Fiat,

-           La sartina (lavoro che  svolgono molte sue coetanee)

-          In un laboratorio, dove si pretende la massima puntualità al mattino, ma anche il prolungamento dell’orario serale, senza essere retribuito.

Ha una forte identità di classe di cui è fiera ed orgogliosa.

Dirige il Circolo dei Giovani Comunisti di Torino, molti dei quali lavorano in diversi stabilimenti della Fiat.

Nel suo libro “Vivere in piedi” descrive le discussioni che si svolgono nel Circolo, i temi affrontati (non ultimo quello sull’amore); racconta delle riunioni che si svolgono in un abbaino perché mancano i soldi per poter affittare una sala presso la Camera del Lavoro di Torino.

Un giorno, racconta, viene un giovane  studente a tenere una conferenza: si chiama Luigi (Longo) ma, dice Estella, parla “troppo difficile” e con un tono di voce che fa addormentare i giovani.

Nella capitale dell’industria metallurgica, così Estella definisce Torino.

-          Svolge opera di proselitismo tra i giovani;

-          Organizza la resistenza contro le squadracce fasciste che attaccheranno anche la Camera del Lavoro, luogo sacro per i lavoratori antifascisti torinesi, e scriverà: “Io stessa come molti altri sapevo che cosa avesse significato l’organizzazione dei lavoratori, per la mia educazione”. La piccola sartina incolta aveva conosciuto la solidarietà ed il lavoro collettivo, aveva incontrato altri lavoratori, aveva letto la stampa proletaria ed i libri della biblioteca ed era entrata a far parte della Gioventù Socialista prima, quindi di quella Comunista poi;

-          Dirige anche il giornale “La voce dei giovani”;

-          Entra in clandestinità, conosce e lavorerà con i massimi dirigenti del PCI, ma anche con i compagni

Socialisti che avevano aderito alla 3° internazionale;

-          Subisce le molte persecuzioni fasciste ed anticomuniste, compreso il carcere, mentre attende la nascita del primo figlio;

-          sarà infine internata nel campo di concentramento di Ravensbruck in Germania.

E’ singolare che nelle sue memorie, poi scriverà: “Nella mia vita ho cercato di vedere in ogni esperienza l’aspetto positivo”.

Diventata madre felice di un bimbo che adora e che il padre (Luigi Longo) non conosce ancora, perché in carcere in attesa di processo.  L’impegno di madre non le impedisce di leggere molto ma, soprattutto, nella imminenza delle elezioni politiche indette dal regime, lei ritiene di doversi impegnare perché le donne, che non hanno diritto al voto, possono e devono convincere gli uomini a votare bene. Lei dirà: “Io non posso stare a guardare, sono una mamma, certo, ma sono anche una comunista e debbo fare qualcosa”.

Nel suo libro autobiografico “Rivoluzionaria professionale”, così si chiamavano le tante e tanti compagni che dedicavano la vita al lavoro di Partito, ci dice del suo orgoglio e fierezza di essere comunista, della partecipazione nella guerra in Spagna, delle sue sofferenze, dei pericoli subiti e degli affetti. Si può dire che questo libro rappresenti la storia delle lotte gloriose, dei sacrifici dei comunisti italiani, del loro ruolo, non solo in Italia, segnando con il loro contributo, gran parte della storia del ‘900 e della nascita della democrazia.

Mi piace ricordare che per iniziativa del compagno Saverio Nigretti e il contributo di Sergio Ricaldone e di sua moglie Tina, facemmo la ristampa di questo volume, come Editrice AURORA e vendemmo le copie nei vari Circoli con un riscontro entusiasmante.

All’indomani della Liberazione, quando la Direzione Alta Italia del Partito aveva sede in via Filodrammatici, fu proprio Estella, unitamente a Stellina Vecchio, Giovanna Barcellona, Gisella Floreanini, Daria Banfi e altre, ad organizzare i treni che portarono 2.000 bambini milanesi affamati, indeboliti, impauriti dalla guerra, ospiti dei compagni e famiglie di contadini a Reggio Emilia dove vennero  accuditi e nutriti con grande solidarietà ed affetto.

Estella è stata, inoltre, la prima Segretaria Generale della FIOT (Federazione Italiana Operai Tessili) che strappò al padronato il 1° accordo per la parità salariale.

Grazie a lei e a Stellina Vecchio si organizzò, negli anni ’50, un Convegno di giovani operaie tessili, che si tenne nello spazio accanto al Salone Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano, dove oggi c’è uno dei saloni per le riunioni.    Parteciparono non solo ragazze delle aziende tessili della provincia di Milano, ma anche delle provincie di Bergamo e Brescia. Le milanesi potevano rincasare la sera, ma come fare con le altre? Le nutrimmo a panini e alloggiarono, durante la notte, nella saletta dell’Esecutivo, sdraiate su sedie (allora foderate in pelle) e su un lungo tavolo.

Grazie ad Estella, alla sua determinazione ed al suo straordinario impegno, conquistammo la prima Legge sulla Tutela Maternità e Infanzia, riuscendo a coinvolgere in questo impegno l’insieme del Sindacato e di altre forze politiche.

Per alcuni suoi giudizi sugli uomini e sulle donne in generale, vi fu chi volle vedere in Teresa Noce una antesignana del femminismo.

Serbo un  caro e personale ricordo di Estella, quando, già a riposo, nella sua casa di Milano, mi portò a visitarla Stellina Vecchio. Mi accolse con un sorriso e con i suoi occhi curiosi, volle sapere di me, della mia vita, del mio lavoro.

Estella morirà nel gennaio 1980 a 80 anni a Bologna.

Ci lascia un ricordo indelebile, un patrimonio ed un esempio straordinario di donna coraggiosa, di una combattente, di una dirigente comunista.

Jone Bagnoli

Milano, 15 febbraio 2013

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